Come riconoscere un rendering fotorealistico

3D Lolli Design salone in penombra

Rendering, una definizione

Come potete riconoscere un rendering fotorealistico? È bene partire da una definizione per avere contorni chiari e univoci di cosa si sta parlando. Quando avete davanti ai nostri occhi una immagine in tre dimensioni, ricavata da una sorgente a due dimensioni per mezzo di un software dedicato, siete di fronte a un rendering. Se poi l’immagine ottenuta dal motore di rendering è particolarmente realistica nei dettagli, nella luce e nelle naturali imperfezioni, il rendering può definirsi fotorealistico.

Caratteristiche del rendering fotorealistico

Bisogna adesso essere più netti e precisi. Quello che segue è un elenco che illustra e approfondisce le quattro caratteristiche distintive del rendering fotorealistico. Caratteristiche non esaurienti il lavoro del renderista, ma certamente imprescindibili:

  • Il punto di vista Quello dell’osservatore. Punto di vista che può essere definito anche punto di fuga, per mezzo del quale la fonte bidimensionale del rendering 3D acquista profondità, ampiezza e respiro. L’ago della bilancia, si potrebbe dire, che esprime il primo impatto dell’ambiente;
  • Illuminotecnica È la disciplina che il professionista del render adotta per calibrare e spargere luce naturale e artificiale sull’ambiente. Le luci sono talmente importanti da essere divise in due categorie: primarie e secondarie. Le primarie possono essere il sole, una lampadina o un faretto e si parlerà rispettivamente di luci distanti, puntuali e direzionali. Avete a che fare con luci secondarie quando osservate superfici che riflettono luci primarie;
  • Materiale Forse uno degli aspetti più delicati da gestire per un renderista. È il materiale ad accogliere e riflettere la luce e si incarica, per così dire, di assolvere al compito più difficile di un rendering fotorealistico: la resa delle superfici. Ma un materiale non può assolvere il proprio compito se non riceve dal renderista la giusta texture. I materiali presentano tre aspetti principali che vengono definiti tecnicamente canali: la diffusione, che indica la capacità del materiale di diffondere luce e colore, la riflessione, che permette il riflettere luce e ambiente. Infine la ruvidezza, con cui la superficie del materiale esprime una certa, e naturalissima, irregolarità;
  • Texture Può essere definita fotografia. Una fotografia che viene applicata sulle superfici dei materiali, di arredo e complementi, che riproduce l’aspetto naturale dei materiali stessi. Grazie alla texture, i materiali acquisiscono un grado ulteriore di realtà.

Come si distingue un buon rendering fotorealistico?

E come è possibile allora distinguere un buon rendering 3D da un valido rendering fotorealistico? Come spesso accade la somma dei dettagli può fare la differenza. E il primo dettaglio che potete osservare è la vividezza degli spigoli. Che non dovrebbe essere eccessiva. Un buon renderista sa che basta poco per rendere smussati gli spigoli ottenuti dal modello 3D; smussati, quindi più verosimili. In gergo la smussatura degli angoli si ottiene con l’effetto Bevel.

Un secondo aspetto fotorealistico lo si ottiene scegliendo una valida texture per le superfici, e allo stesso tempo arricchendo la superficie stessa con Bump Map e Specular Map, producendo effetti di ruvidezza e di riflessione della luce. La luce stessa, poi, contribuisce al fotorealismo del rendering. Pensate alla luce naturale, atmosferica, quell’azzurrino che pervade il nostro campo visivo in una giornata di sole. In che modo è possibile integrarlo nella composizione? Grazie alla mappa HDRI (High Dynamic Range Imaging).

Il monitor del vostro pc, o lo schermo del vostro smartphone, si apriranno su una immagine estremamente realistica. Solo, realizzata in computer grafica.

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